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al testo di Emilia Filocamo
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Saremmo stati perfetti. Io avrei potuto raccontarti Agnone, il bagno bronzo alle campane, rigida asina/montanara avvizzita nel suo brodo da fusione. Un Efesto inghiottito. E quante volte il sole piega sulle Mainarde e come le colora, ravvivando i tetti, o quello strano spurgo di verde che d'improvviso tuona, rimprovero/ vegetazione e fa venire in mente i lupi e la notte che andrebbero cacciati. Dalle greggi, come dal cuore. Saremmo stati perfetti: tu un po' di centimetri piu su a vegliarmi il sonno ed i pensieri bruschi con cui faccio una conta insegnatami non so quanti anni fa, davanti ad un cucù, messa da corridoio, tutti giù per terra; mentre mio nonno impedisce al pomeriggio di invecchiare e già ci vuole sera. Saremmo stati perfetti: io tenuta nella tua mano, con la stolida paura che mi prende di scivolare, quanto amo, è troppo! E troppo stano dalla carne, la vogliosa primizia, e non ti lascio stagionare, i fiori come il sentire. Viene fuori tutto d'un botto: fa parte della stessa nidiata. Quella del grido con il cordone/ ghigliottina, quella del mese in cui fui donna, svitata dalla tenaglia maschio di una nera promessa. |
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