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Saremmo stati perfetti.

Io avrei potuto raccontarti

Agnone, il bagno bronzo

alle campane, rigida

asina/montanara avvizzita

nel suo brodo da fusione.

Un Efesto inghiottito.

E quante volte il sole

piega sulle Mainarde

e come le colora,

ravvivando i tetti,

o quello strano spurgo di verde

che d'improvviso tuona,

rimprovero/ vegetazione  e fa

venire in mente i lupi e la notte

che andrebbero cacciati.

Dalle greggi,

come dal cuore.

Saremmo stati perfetti:

tu un po' di centimetri piu su

a vegliarmi  il sonno ed i pensieri

bruschi  con cui faccio una conta

insegnatami non so quanti anni fa,

davanti ad un cucù, messa da

corridoio,  tutti giù per terra;

mentre mio nonno  impedisce

al pomeriggio di invecchiare

 e già ci vuole sera.

Saremmo stati perfetti:

io tenuta nella tua mano, con la stolida

paura che mi prende di scivolare,

quanto amo, è troppo!

E troppo stano  dalla carne,

la vogliosa primizia,

e non ti lascio stagionare,

i fiori come il sentire.

Viene fuori tutto d'un botto:

fa parte della stessa nidiata.

Quella del grido con il cordone/ ghigliottina,

quella del mese in cui fui donna,

svitata  dalla tenaglia maschio

di una nera promessa.

 emilia - 06/09/2016 16:31:00 [ leggi altri commenti di emilia » ]

grazie Giovanni e grazie Jacob!

 Giovanni Baldaccini - 06/09/2016 15:03:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Si, viene fuori tutto d’un botto e in modo molto espressivo. Ciao Emilia.

 Jacob l. - 06/09/2016 14:01:00 [ leggi altri commenti di Jacob l. » ]

Capisco,di questa poesia, l’amarezza, il rimpianto per qualcosa che è finito o forse neppure cominciato o anche solo sognato. Però tutto questo è - se posso dire - troppo. Succede, talvolta, quando si ha molto da dire e lo si vuole raccontare in modo criptico. Si finisce con non rendere bene il significato. Sarebbe stato il caso di usare sintesi poetica.

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